Massimo Centini

DUE SECOLI DI FRANKENSTEIN Duecento anni dal capolavoro di Mary Wollstonecraff Shelley Frankenstein or the Modern Prometheus di Mary Shelley è uno dei classici della letteratura moderna. A differenza di tanti altri, ha la prerogativa di essere universalmente noto per essere stato soggetto di molteplici adattamenti cinematografici, che ne hanno in parte alterato l’autentica dimensione filosofica, privilegiando gli aspetti scenografici e le carature horror. La non conoscenza della fonte originale, ha inoltre consolidato la convinzione, diffusa per molto tempo tra tante persone, che Frankenstein in realtà fosse la Creatura, l’orrendo essere frutto di ibridazioni anatomiche impossibili che ha trovato la sua icona immortale in Boris Karloff. La Creatura spaventa e affascina: ci pone al cospetto di un sogno e di un incubo. Quell’essere che dovrebbe rappresentare il sogno antico come l’uomo di abbattere la morte, di fatto si trasforma in artefice di morte. Il libro di Mary Shelley è un classico e la sua eco ha trovato spazio in vari ambiti della cultura moderna: dalla trascrizione apocrifa di letteratura e cinema alla pubblicità, passando per i fumetti, i gadget. Scritto nel 1816 e pubblicato nel 1818, a duecento anni dalla sua nascita, il romanzo continua a essere un’officina antropologica di straordinario interesse, poiché offre al lettore molteplici spunti per incursioni in vari ambiti della cultura, dimostrando così quanto siano attuali alcuni dei temi proposti nella tessitura narrativa del libro. Il nostro è di fatto un modesto omaggio a questa grande scrittrice, che ha saputo creare un genere destinato a diventare immortale. Forse come avrebbe dovuto esserlo la Creatura: ma come tutte gli esseri di carne destinata a cedere il passo alla morte e affidarsi esclusivamente all’immortalità dell’anima: immensa o banale speranza dell’uomo che, come prometeo, da sempre cerca di strappare agli dei il segreto della vita…

Massimo Centini

Laureato in Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha lavorato a contratto con Università e Musei italiani e stranieri. Tra le attività più recenti: a contratto nella sezione “Arte etnografica” del Museo di Scienze Naturali di Bergamo; ha insegnato Antropologia Culturale all’Istituto di design di Bolzano. Docente di Antropologia culturale presso la Fondazione Università Popolare di Torino, insegna “Storia della criminologia” ai corsi organizzati da MUA – Movimento Universitario Altoatesino – di Bolzano.

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